Vista da est

Innestare, non piantare

Mit ausgewogenen Eingriffen beheben Durisch + Nolli Architetti die Mängel der bestehenden Kantonsschule in Bellinzona. Eine erste Knospe der notwendigen Debatte um das Weiterbauen in der Südschweiz?

Vedi sotto per testo in italiano

Der Ort ist prominent: Die Ebene östlich des Flusses Ticino wurde im 20. Jahrhundert als Ausbildungs- und Freizeitareal von Bellinzona entwickelt. Mit grossen Gebäudeabständen, typisch für die Tessiner Tradition der territorialen Setzung, entstanden das Gymnasium von Alberto Camenzind (1958, heute Sekundarschule) und die Kaserne von Augusto Jäggli (1959, später als Schule umgenutzt und erweitert). In den 1970er-Jahren folgten das Schwimmbad von Galfetti, Ruchat-Roncati und Trümpy sowie die neue Kantonsschule, die Gegenstand des aktuellen Wettbewerbs ist. In den jüngeren Bauprojekten ist die ursprüngliche territoriale Setzung allerdings nicht mehr zu spüren: Das kantonale Staatsarchiv von Luca Ortelli (1999), das Zentrum für Jugend + Sport von Conte Pianetti Zanetta (2015) und das im Bau befindliche Institut für biomedizinische Forschung von Aurelio Galfetti bringen im Gegenteil städtische Dichte. Die Erweiterung der Kantonsschule kann somit nicht mehr im Sinn der territorialen Setzung erfolgen. Es sind neue Lösungen für das Areal zu suchen. Die Schule soll «umgebaut, energetisch saniert und erweitert werden», heisst es ganz allgemein im Wettbewerbsprogramm – ein Ansatz ohne Tradition. Der gängige Konsens stützte sich auf Neubauten. Distanz und Kontrast garantierten dann die architektonische Glaubwürdigkeit des Projekts. Wie das Areal um die Kantonsschule in Bellinzona aber zeigt, rücken vermehrt auch im Tessin Neubauten näher zueinander, sodass die Frage nach dem architektonischen Verdichten («Weiterbauen») nicht mehr ignoriert werden kann. Welche Mittel stehen zur Verfügung? Die Antwort heisst Innesto, was im Deutschen das Propfen von Pflanzen meint. So nennen Durisch + Nolli ihre Strategie, die statt der Trennung von Alt und Neu den riskanten Weg der Reibung der Bauteile geht, um die bestehende Schule zu einem neuen Ganzen zu überformen.

Das Projekt gibt präzise Antworten auf genaue Beobachtungen: Auf die mangelhaften Raumqualitäten wird mit einem grosszügigen Körper zur Stadtseite hin reagiert, der die Mensa und öffentliche Nutzungen beherbergt, auf die fehlende Klarheit in der einspännigen Gangtypologie mit einer neuen Raumschicht an der Flussseite. Die robuste vorfabrizierte Tragstruktur des Bestands liefert das Motiv für den architektonischen Ausdruck der neuen Teile. Aus einem für die 1970er-Jahre typischen Raumgefüge entsteht ein öffentlicher Bau, fast klassisch mit Mittel- und Seitenrisaliten. 

Auch andere Beiträge verfolgen interessante Strategien, nur wenige setzen dabei auf Kontrast. Jachen Könz bauen auf der Flussseite eine neue Raumschicht an, Baserga Mozzetti deuten den Bau typologisch mit einer Podesterschliessung um. Mit offenen Patios und einem kontrastierenden Ausdruck scheint ihr Ergänzungsbau einen Sicherheitsabstand zum Bestand zu suchen. Allgemein wirken die Lösungen umso überzeugender, je mehr sie sich situativ mit dem Bestand beschäftigen und keine Berührungsängste mit der Bausubstanz zeigen.

Innesto – für die botanische Bezeichnung sind wir den Projektverfassern dankbar. Jeder Versuch, Entwurfsphänomene zu benennen, hilft der Debatte zum komplexen Thema des Weiterbauens (ein Begriff, der im Italienischen noch immer keine Entsprechung kennt). Vor diesem Hintergrund können die Wettbewerbsbeiträge als vorbildhafte Sammlung von Ansätzen verstanden werden: erste «Entwurfsknospen», die die Fragen des architektonischen Verdichtens ansprechen, die auch im Tessin immer brennender werden.

Atrio

Innestare, non piantare

La ricerca di frizione tra nuovo e esistente ha dato i suoi frutti: Durisch+Nolli riescono a risolvere grazie a precisi interventi l’ampliamento e il risanamento del Liceo Cantonale di Bellinzona. Una «gemma» per il dibattito sulla «densificazione architettonica» in Ticino?

Il luogo del concorso a Bellinzona è di rilievo. La piana lungo la golena del Ticino si è sviluppata nell’ultimo secolo come luogo per l’istruzione e il tempo libero. Le prime realizzazione del ginnasio di A. Camenzind (1958, oggi scuola media) e della caserma militare di A. Jäggli (1959, oggi istituto cantonale di economia e commercio) si trovano a grande distanza tra loro nel paesaggio, seguendo un «insediamento territoriale» di matrice sudalpina. Nei decenni seguenti gli si sono affiancati la piscina di A. Galfetti, F. Rochat-Roncati e I. Trumpy (1970) e il nuovo Liceo Cantonale (1978). Con le ultime realizzazioni dell’Archivio di Stato di L. Ortelli (1999), del centro Gioventù+Sport di Conte Pianetti Zanetta (2015) e dell’Istituto di Ricerca Biomedica (IRB) di A. Galfetti (in costruzione) l’area ha raggiunto una densità urbana, ben distante dalla visione «territoriale» degli esordi. Non sorprende quindi che al momento di dover ampliare il Liceo Cantonale non si sia ricorso ad un bando per un nuovo edificio ma all’ ampliamento e ristrutturazione dell’esistente.  Un approccio poco diffuso a sud delle alpi, dove il nuovo resta il paradigma dominante nella composizione. Anche nelle confrontazioni con l’esistente infatti sono la differenza e la distanza dalla preesistenza i garanti della plausibilità degli interventi. Ma come dimostra il caso della piana bellinzonese, anche in Ticino le situazioni in cui l’esistente deve essere preso come spunto per una «densificazione architettonica» si stanno moltiplicando e sembrano mancare salde strategie per questo problema. «Innesto»: così definiscono Durisch+Nolli la base della loro strategia, che al posto di dividere e contrapporre nuovo ed esistente prende una rischiosa via per comporre una nuova architettura attraverso la frizione di progetto e preesistenza.

Gli interventi sono risposte specifiche a precise domande: le carenti qualità spaziali sono risolte con un nuovo corpo centrale dalle generose proporzioni che sostituisce la mensa esistente e ridisegna il fronte della scuola verso la città, la poco efficiente tipologia distributiva del corridoio sul lato golenare viene migliorata con un nuovo corpo di aule. La robusta struttura prefabbricata dell’esistente suggerisce il tema per l’espressione architettonica accumunando nuovo e vecchio. In questo modo da una poco definita struttura spaziale tipica degli anni Settanta viene ricomposto un edificio chiaro e dal carattere pubblico, quasi di sentore classico accennando un avancorpo e due ali.

Anche diversi contributi seguono strategie interessanti e solo pochi puntano sul tradizionale contrasto. Jachen Könz costruiscono a ridosso dell’esistente lungo il lato golenare. Baserga Mozzetti ripensano la tipologia distributiva con dei nuovi pianerottoli, il loro intervento pone però una «distanza di sicurezza» dall’esistente con patii e un’espressione contrastante con l’esistente. Lo studio dei contributi al concorso dimostra che più il progetto si occupa in modo specifico dei problemi e non ha timore della vicinanza con l’esistente, tanto più convincenti ne risultano gli esiti.

«Innesto» – siamo grati ai progettisti per questa immagine botanica: ogni tentativo di denominare una strategia progettuale è infatti un tassello nella costruzione di un dibattito sul complesso tema della «densificazione architettonica»; fenomeno definito in tedesco «Weiterbauen» e per il quale ancora manca la voce nel dizionario italiano. Per ovviare a questa situazione i contributi del concorso per il liceo di Bellinzona possono essere considerati come una valida collezione di approcci, nella speranza che essi possano dare il via ad una discussione ed essere delle “gemme” per la – anche al sud delle alpi sempre più attuale- questione della «densificazione architettonica» di edifici esistenti.
 

close

Kommentare

Andreas Konrad 01.03.2019 14:24
Der Artikel bezieht sich anscheinend um den Umbau dieses Objektes: https://www.cdt.ch/binrepository/1011x640/26c0/960d640/none/798450/CQGH/lic003_396239_20190107180209.jpg (© cdt.ch) Nun wird am trostlosen Bestand mit seiner düster-dumpfen Erscheinung herumgebastelt, wo doch ein Neubau wahrscheinlich angebrachter gewesen wäre. Es ist nicht schlüssig, wieso man Gebäude, die offensichtlich ohne grossen gestalterischen Aufwand im Schnellverfahren vor 40 Jahren heraufgezogen wurden, eine Überlebenschance sichert. Sie gehören, wie auch im Mittelland, endlich entsorgt.
Kommentar schreiben